Se non si fosse dimessa Pina Tommasielli, assessore allo Sport del Comune di Napoli, quella di domani sarebbe stata una delle giornate più difficili da quando Luigi de Magistris è sindaco di Napoli.
Perché non soltanto sarebbe andato verso un voto dell’aula quasi sicuramente negativo dell’aula alla mozione contro l’assessore, ma avrebbe anche dovuto convincere Aurelio de Laurentiis, in assenza di una proposta concreta, definita e tangibile a non abbandonare il San Paolo per costruire uno stadio nuovo a Caserta.
Per l’out out del patron del Napoli è di quelli impegnativi: “Se il Comune non mi vende lo stadio, mercoledì vado a Caserta e firmo l’accordo col sindaco. Ho tutto pronto. Non posso aspettare i tempi lunghi di un consiglio comunale“.
De Magistris vede comunque il bicchiere mezzo pieno ed ostenta ottimismo. “Il presidente — ha detto il sindaco — sa che da parte nostra c’è la più ampia disponibilità a dare lo stadio, secondo le procedure previste dalla legge che dobbiamo rispettare, a chi fa un investimento economico”.
L’ex magistrato ha spiegato di “non avere alcun dubbio” che il presidente De Laurentiis voglia fare tale investimento per il San Paolo. Inoltre, de Magistris ha confermato che “nei prossimi giorni” si vedrà con il patron del Napoli Calcio “per chiudere questo impegno reciproco”.
Ma ora il pericolo incombe davvero. Perché i tempi per un’alienazione del San Paolo, comunque, sarebbero lunghissimi non essendo lo stadio inserito nel piano di dismissione e pendendo sulla struttura un vincolo in virtù del fatto che ha più di 50 anni. Quindi occorrerebbe avere prima il via libera della Soprintendenza, poi valutarlo e poi procedere con la dismissione.
Più facile — questa è l’ipotesi di lavoro che si fa in Municipio — una concessione di 99 anni che un’alienazione. Alienazione che potrebbe comunque arrivare ma nelle more di una lunga concessione, magari fissando il prezzo già oggi.
Di certo, il Comune non avrebbe cosa farne di un San Paolo senza il Napoli, binomio che appare inscindibile. Ma il patron azzurro non può più aspettare i tempi lunghissimi della politica in presenza di una squadra che sta affermandosi in Italia e in Europa. Lo stadio — è lo si è visto nel caso della Juventus — spesso fa la differenza; e se di proprietà, rappresenta un patrimonio reale per il bilancio di un club.
Nel caso dello stadio di Fuorigrotta, inoltre, il Comune si libererebbe di una struttura che necessita di manutenzione continua. Manutenzione che resta in capo dell’amministrazione comunale.
Insomma, l’affare sarebbe per entrambi con un prezzo stimato che sembrerebbe aggirarsi sui 20-30 milioni di euro pagabili in più anni.
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